IL GIORNALINO DELLE CUJERE
Terza parte: raccolta e semina
Sono in attesa di lunedì 30 agosto perché in programma c’è la raccolta delle patate e voglio esserci. Purtroppo piove e dobbiamo spostare il tutto al mercoledì successivo 1° settembre. Sono contrariata e impaziente come un bambino… Ohibò! Vuoi vedere che mi sta succedendo come quel famoso detto: a 6 ani putèi e a 60 i torna quei?
Comunque eccomi di nuovo pronta ad unirmi agli altri nella “mise”ormai consolidata: canotta, guanti e capelin de paja. Oggi siamo più del solito, evviva! Operatori, volontari, ospiti… tutti all’opera, guidati dall’inossidabile boss Valerio.
Come avrete già capito, la raccolta delle patate è un’operazione a me mooolto gradita…. In poco tempo, grazie a tutte queste disponibilità, riempiamo diverse cassette. Questa è veramente un’ottima raccolta. Mentre Mara e Andrea le portano sotto il portico dietro casa per ripulirle, io e Valerio rivoltiamo la terra con le mani per verificare se ce ne sono ancora. Così facendo osservo la notevole quantità di insetti che spuntano da ogni dove e che mi scorrono fra le dita…. Un po’ schizzinosa e un po’ irritata, le indico a Valerio chiedendo cosa si può fare. La sua risposta saggia, pacata, quanto tecnicamente perfetta è “Niente. Siamo noi gli intrusi qui.” Ci penso un momento e mi chiedo quante persone, oggi come oggi, trattino la terra con il rispetto che merita, considerandosi ospiti e non padroni… La riposta non mi sembra molto confortante…. Ma ci sono anche segni di speranza, come la raccolta differenziata - da cui, fra l’altro, si ricava il compost, prezioso per le nostre cujere - e come tutte le persone che si impegnano a fare la loro parte.
Dopo il pensare, torniamo al fare. Eccomi all’opera su un'altra lunga cujera per un’operazione con cui mi cimento per la prima volta nella mia vita: la semina. Valerio mi assegna Solomon come compagno di lavoro e così ci posizioniamo di fronte, uno da un lato e l’altra dall’altro della cujera. Dopo averci indicato il corretto modo di procedere, ci lascia liberi di fare. Panico! Almeno per me, che ho paura di sbagliare tutto, di sprecare le sementi spargendole fuori posto, di concentrarle troppo da una parte e troppo poco dall’altra. Alzo gli occhi e guardo il giovane africano di fronte a me, con cui devo lavorare. Per lui sembra non esserci alcun problema. Molto compìto, concentrato e sereno afferra il rastrello per sé e un bastone di legno per me. Lo dovrò mettere sulla cujera per fissare il pezzo assegnato a quel determinato ortaggio. Tanto per capirci: è come alle casse del supermercato, quando si mette il bastoncino del “cliente successivo” per delimitare gli acquisti del cliente precedente da quelli nostri. Ecco, io devo mettere il bastone dell’ ”ortaggio successivo”. Solomon con il rastrello livella per benino la cujera. Io lo osservo: è proprio bravo e, al contrario di me, per niente impacciato! Io nel frattempo ho aperto la bustina. E qui viene il bello. Ben curva sulla cujera, tento di distribuire i semini in modo omogeneo un po’ qua e un po’ là, ma sono molto incerta sul risultato. Ad un certo punto Solomon, che già mi stava osservando criticamente, mi ammonisce educatamente, ma con tono molto deciso: “No, signora, non si fa così!” E ripassa con la semente a coprire le zone che ho lasciato scoperte. Mi sento veramente un’imbranata totale e in stato d’inferiorità di fronte a lui… Chissà se avrà pensato ai guai che può combinare questa strana donna bianca con il sedere per aria che pretende di seminare senza saperlo fare…… E io cosa ho pensato? Che qualche volta fa bene imparare da coloro ai quali si dà per scontato di dover solo insegnare…
Di pezzo in pezzo arriviamo fino a metà cujera, migliorando sempre più il nostro lavorare insieme. L’altra metà è destinata agli ortaggi che devono essere piantati. Solomon se ne va e arriva Valerio con il metro, perché è necessario essere precisi sulla distanza tra una piantina e l’altra. Per un geometra sarebbe uno scherzo, ma per un ragioniere e soprattutto un ragioniere alla sua prima volta, è un’altra occasione per sentirsi imbranati! Seguo le indicazioni del capo e ho Mara al mio fianco, figura un po’ più materna di Solomon… Piantine di finocchi, lattuga e verze vengono così interrate fino al completamento della cujera. All’inizio di ogni singolo pezzo seminato, infiliamo un cartellino con il nome dell’ortaggio paron de casa, per così dire….
Per finire in bellezza con questa cujera dobbiamo spalare e livellare gli spazi laterali di accesso. Pala alla mano, su un lato partiamo io e Mara, una all’inizio e l’altra alla fine, sull’altro lato c’è Salvatore. L’avvio è baldanzoso, a volte alziamo la testa per vedere quanto manca ad incontrarci e terminare così il lavoro, ma osserviamo sfiduciate che la distanza sembra sempre la stessa. Questo mi fa ricordare quando ero bambina e d’estate andavo a ricamare dalle suore. Ricamare un lenzuolo matrimoniale era una meta ambita, significava che eri “delle grandi”. Si cominciava sempre di gran lena, ma l’orlo di un matrimoniale è piuttosto lungo e dopo un po’ si cominciava a controllare quanto era già stato fatto e quanto mancava, rallentando immancabilmente il lavoro. Quando la suora se ne accorgeva ci ammoniva: “Non guardate il lavoro già fatto o che è da fare. Pensate a far bene quello che state facendo, altrimenti vi faccio disfare!” Fortunatamente Valerio e Salvatore non sono come Suor Concettina – pace all’anima sua – quindi niente prediche nemmeno quando vedono il ritmo calare sempre più. Salvatore prima ci incoraggia, ma poi, vista la fatica, la schiena e le mani che hanno una loro storia diversa da quella dell’orto, molto comprensivo si fa carico dell’ “incompiuta” e ci lascia andare.
Terminati i lavori in programma, largo ai festeggiamenti! E’ stato un pomeriggio veramente memorabile! Ho portato la focaccia di mele e Mara gli sciroppi naturali di menta e sambuco. Prepariamo la tavola all’ombra degli alberi, chiamiamo anche Renata la cuoca e chiacchierando allegramente - anche con la bocca piena - ci scambiamo le nostre osservazioni. La mia focaccia riscuote un grande successo, come a dire che le cose semplici, spesso sono le più buone. A questo punto nasce l’idea di una rubrica aperta al contributo di tutti, da inserire nel giornalino delle cujere, che potremmo chiamare “Le ricette delle cujere”.
E’ stata veramente una giornata piena. Semina, raccolta, assaggio, pensieri, ricordi emozioni, chiacchiere, allegria ….. Avrei, avremmo potuto desiderare di più e meglio per la giornata mondiale della responsabilità verso il creato? Celebrazioni, preghiere, pubblicazioni, convegni vanno certamente bene, ma noi questa giornata l’abbiamo vissuta in prima persona ed è stata tutto questo e ancor di più.
A lunedì prossimo, non so cosa ci sarà in programma, ma io ci sarò.
Milena
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