IL GIORNALINO DELLE CUJERE
Niente di meglio per cominciare un cammino di vita, che spero lungo e sereno, anche se profondamente diverso dai precedenti, come il pensionamento.
Conoscevo già Casa S. Giuseppe e il Progetto delle CUJERE come orto sociale, ma non lo avevo ancora mai frequentato, pur tenendomi informata via mail sugli appuntamenti e sui lavori in corso. Così, approfittando del tanto tempo libero che mi ritrovo dal mese di luglio, decido di “scendere in campo”, nel vero senso della parola.
C’è una prima volta per tutto e il mio primo lunedì è un po’… slàusso, per dirla nel dialetto delle cujere. Non so a chi rivolgermi… non so cosa e come fare… mi manca l’organizzazione a cui sono abituata…. in assenza di incarichi e di riferimenti non vorrei essere invadente.
Chiedo a Valerio e ricevo carta bianca per una raccolta “differenziata”: zucchine con zucchine, pomodori con pomodori, cetrioli con cetrioli….. Per una tendenziale vegetariana come me è una vera soddisfazione, oltre che fonte continua di acquolina in bocca.
Fra un ortaggio e l’altro chiedo il nome delle varie persone presenti, non molte, nomi che, come in tutte le presentazioni, dimentico in brevissimo tempo. Ma sarà per la prossima volta, perché mi sento così bene che ho deciso che ci sarà una prossima volta.
Me ne vado, stanca ma soddisfatta, con una cesta di ortaggi e una borsa di prugne.
Al mio secondo lunedì mi cimento nella raccolta delle patate. Una cosa nuova che provo per la prima volta e da pensionata. Niente male!
C’è Valerio, riconoscibile dal “capel de paja”, a cui ormai tutti – sempre quei pochi – facciamo riferimento; c’è Salvatore, che devo ancora capire se è un volontario o un ospite della casa; c’è un operatore di Abitamondo di cui naturalmente non ricordo il nome e c’è un giovane ospite di origine africana, che si tiene un po’ in disparte e che non mi hanno ancora presentato. Ho deciso che la prossima volta – perché ci sarà una prossima volta – mi arrangio e mi presento da sola.
Osservo Valerio che passa con un piccolo aratro sulle cujere delle patate e dalle zolle rivoltate ne spuntano parecchie. Poi passiamo noi e le raccogliamo a mano, riempiendo alcune cassette ai nostri piedi. Ma è necessario rivoltare con le mani la terra per accertarsi che non ne rimangano sotto. Addio manicure! La prossima volta devo ricordarmi di portare gli appositi guanti.
Ci sono patate per tutti i gusti: grandi e piccole, regolari o bitorzolute e persino patate bonsai. E queste ultime, che io raccolgo ugualmente anche se potrebbero essere lasciate nel terreno, sono convinta che al forno faranno furori!
Grazie al caldo e alla fatica mi ritrovo con rivoli di sudore che scendono sul collo e lungo la schiena. Che scarico di tossine, ragazzi! La prossima volta però devo ricordarmi di portarmi un cappello e tenere un fazzoletto a portata di mano. Ormai è deciso: ci sarà una prossima volta! Tutto sommato, ho cominciato con una bella abbronzatura gratis ed è bene completarla, no?
Poi mi dedico velocemente e autonomamente a raccogliere pomodori e prugne: ormai sono di casa….. S. Giuseppe, naturalmente!
Infine eccezionale anguriata con un’anguria delle cujere che ha tutto per piacere (la rima è puramente casuale!): bella, dolce, fresca.
E mentre ci rifocilliamo alla grande, approfittiamo per una piacevole chiacchierata su ricette e tradizioni. Nascono idee e proposte che ci ripromettiamo di approfondire in momenti successivi. Arrivederci al prossimo lunedì quando si pianterà.
CHE DIRE... QUESTA PAGINA DI DIARIO E' DIVERTENTE BRIOSA E DESCRIVE PENSO, FEDELMENTE ,I LUNEDI' PASSATI A S.GIUSEPPE, MI SONO IMMAGINATA LI' CON TE A RACCOGLIERE I FRUTTI DI TANTO LAVORO, E ALLORA...ALLA PROSSIMA PAGINA DI DIARIO!
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